31 Marzo 2020 | Editoriali

Uno stress-test estremo sui servizi per gli anziani.
Taccuino sul mondo nuovo
Uno / 31 marzo 2020

Inizia oggi questo “Taccuino del mondo nuovo”, una rubrica settimanale pensata per arricchire “I Luoghi della cura” con un dibattito sulla la tragedia provocata dall’epidemia da COVID-19.
Scopo di questa iniziativa è descrivere il presente, in modo critico, per annotare nel nostro ideale taccuino spunti e idee per prepararci in modo adeguato al “dopo”.


Un nuovo appuntamento

Iniziamo oggi questo “Taccuino del mondo nuovo”, un contributo settimanale pensato per arricchire “I Luoghi della cura” con un dibattito sulla Bestia, cioè la tragedia provocata dall’epidemia da COVID-19.

 

Non vogliamo cominciare con un elenco di doglianze su quello che non sta funzionando nella crisi; verrà un tempo nel quale ci sentiremo liberi di denunciare errori e omissioni. Intendiamo, invece, prepararci al dopo, cioè cercare di capire che cosa la crisi ci sta dicendo sui servizi per gli anziani non autosufficienti e quali indicazioni trarne per il periodo successivo all’esplodere della pandemia. Nella consapevolezza che bisogna attrezzarsi per affrontarlo.
Non sarà facile. Occorrerà tanto impegno, molta fatica, ci troveremo di fronte a posizioni molto diverse. Non ci faremo, però, spaventare dalla strada tortuosa. Quando saremo lontani dalle paure e dalle angosce del presente, sarà necessario studiare, pensare, progettare, singolarmente o come realtà vive delle nostre comunità.

 

Questa rubrica ha appunto uno scopo: quello di descrivere il presente, in modo critico, per scrivere nel nostro ideale taccuino qualche spunto e qualche idea che permetta, a noi che stendiamo queste note e ai nostri lettori, di prepararci in modo adeguato al “dopo”. Dobbiamo peraltro essere consci che non ci si può limitare ad aspettare le mosse della politica. Invece da chi lavora in quest’ambito potremo trovare risposte importanti e realistiche. Non puntiamo a ottenere proposte assembleari ma, al contrario, proposte dettate dalla competenza, dalla cultura e dall’esperienza.

 

Due modi di guardare alla crisi in atto

Quanto sta avvenendo può essere guardato attraverso due visuali:

  1. Come un evento eccezionale. Secondo questa lettura, le difficoltà che si stanno manifestando sono legate esclusivamente alla pandemia e come tali vanno esaminate. Seguendo tale interpretazione, dunque, le vicende in corso non contengono indicazioni utili per il post-crisi.
  2. Come una lente d’ingrandimento sulla normalità. Invece, questo approccio considera quanto sta avvenendo uno stress-test estremo sull’abituale realtà dei servizi per gli anziani, che permette di coglierne – con una nitidezza che la normalità non consente – aspetti positivi e criticità.
    Il “Taccuino” nasce dalla convinzione che considerare quanto sta avvenendo esclusivamente un evento eccezionale rappresenterebbe un grosso errore. Bisogna, ed è quanto proveremo a fare, utilizzare anche la seconda visuale con lo sguardo rivolto al futuro.

 

Trasferire i pazienti Covid-19 nelle residenze per anziani?

Uno dei temi più drammatici in questo momento è la richiesta da parte delle autorità regionali di trasferire nelle residenze per anziani i pazienti Covid-19 dimessi dall’ospedale nella fase post acuta. Ciò contribuisce a creare una situazione pericolosissima, anche se formalmente si garantisce che queste persone sarebbero indenni dal coronavirus. Infatti, le residenze per anziani, eccetto pochissime, non sono strutturate per predisporvi zone protette né, ad esempio, per un’adeguata erogazione di ossigeno. Inoltre, il ritardo nell’esecuzione dei tamponi dà adito a una finestra temporale che potrebbe permettere il contagio e quindi l’arrivo di pazienti non indenni. Non è secondario, infine, l’aspetto delle ricadute psicologiche sugli operatori che, dopo aver vissuto questi mesi in una condizione di completo abbandono e di scarsa attenzione nei loro riguardi, si sentono ora coinvolti in un gioco pericoloso, che non controllano e che è fonte di timori per il futuro. Non sappiamo ancora come si risolverà il contrasto tra i responsabili delle residenze, che si oppongono strenuamente, e le Regioni, che spingono in questa direzione. Se vincerà il potere centralistico delle Regioni, sarà una grave sconfitta per le persone anziane ospitate, per il personale e per le stesse comunità locali.

 

Tre messaggi

Quali insegnamenti e indicazioni possiamo trarre dagli eventi sopradescritti ? Tre emergono con forza particolare:

  1. Il rapporto tra le amministrazioni regionali e le realtà territoriali. È un fatto sul quale torneremo anche in altre occasioni: il mancato rispetto delle autonomie locali provoca e provocherà danni sempre più gravi all’organizzazione sociale. Come fare per conciliare le esigenze di coordinamento delle attività a livello dei territori con il rispetto delle autonomie? Questo è un dibattito che ha una lunghissima storia e ora, dopo aver sperimentato le conseguenze di una perseverante incertezza, affrontarlo è diventato improrogabil.
  2. Il problema delle cure post acute. Il tema è stato ampiamente discusso per molti anni; si sono susseguite proposte estemporanee (ospedali di comunità, istituti di riabilitazione, unità intra ed extra ospedaliere di post acuzie, ecc.) senza alcun serio impegno a misurare i risultati ottenuti. Cosa possiamo e dobbiamo costruire nel prossimo futuro per garantire una reale continuità delle cure, dall’ospedale fino al ritorno a casa (o all’istituzionalizzazione)?
  3. Il ruolo delle residenze per anziani. E’ necessario definirlo in modo più preciso, almeno per quanto riguarda l’intensità e la qualità delle cure da prestare sul piano clinico e rispetto alle azioni da compiere aprendosi al territorio. Anche in questo settore non si sono mai studiati i risultati di sperimentazioni messe in atto in modo sempre molto estemporaneo; peraltro non si sono mai condotti seri studi sui relativi costi. Infatti, benché si siano stabilite le tariffe, il calcolo è stato fatto a priori, su basi teoriche. E’ inoltre importante avviare una seria discussione sulle esigenze formative del personale: dai medici, che troppo spesso sono estranei alle logiche di cure di lunga durata; agli infermieri, che possono e debbono assumere ruoli di maggiore autonomia e rilievo; agli OSS, la vera struttura portante del lavoro nelle residenze, che meriterebbero maggiori riconoscimenti, anche sul piano economico.

 

Foto di Ulrike Leone da Pixabay

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