“Bisogna incrementare la spesa pubblica per gli anziani non autosufficienti”, affermano in molti. Si può contraddire questa affermazione? No, tutte le ricerche mostrano che la spesa per l’assistenza continuativa (comprendente servizi sociosanitari, servizi sociali ed indennità di accompagnamento) loro rivolta è inadeguata rispetto ai bisogni esistenti. Lo afferma ogni documento ufficiale (governo italiano, Unione Europea, Ocse). Il confronto internazionale mostra che la spesa italiana è tra le più basse in Europa. I motivi a favore della sua crescita (invecchiamento della popolazione, indebolimento delle reti familiari ecc) sono solidi e ben noti ai lettori di questa rivista.
Non solo gli anziani hanno buone ragioni per richiedere maggiori risorse pubbliche. Pensiamo a bambini, poveri e disoccupati: ad ognuno di questi gruppi si applica lo stesso ragionamento condotto per gli anziani. Le ricerche indicano che l’intervento pubblico è nettamente inferiore ai bisogni, i documenti ufficiali italiani ed internazionali lo confermano. Le comparazioni collocano l’Italia nelle posizioni più basse del nostro continente. È nota la ridotta presenza di asili nido per i bambini tra 0 e 3 anni, l’Italia è l’unico paese dell’Europa a 15 -insieme alla Grecia- senza una misura di protezione universalistica per i poveri, manca un adeguato sistema di tutele per disoccupati.
Allarghiamo ora la sguardo, passando dal welfare all’insieme delle politiche pubbliche. Troviamo tanti settori che richiedono la crescita della spesa loro dedicata e molti tra questi possono portare validi motivi a proprio favore. Tra i più evocati nel dibattito politico vi sono la ricerca (storicamente sottofinanziata in Italia) e l’industria (alla prese con una competizione internazionale sempre più agguerrita, ad esempio dalla Cina). Sono solo due tra i tanti esempi possibili. La finanza pubblica, tuttavia, non concede ottimismo. Le risorse economiche disponibili sono poche e il quadro non conoscerà mutamenti sostanziali nei prossimi anni. Le cause sono il debito pubblico cumulato, il livello già elevato di spesa, la debole crescita economica e altre. Ecco il punto cruciale: una molteplicità di gruppi richiede risorse ma queste non bastano. Le domande sono tante ma le risorse sono scarse: decidono le scelte politiche.
Gli anziani non autosufficienti incontrano difficoltà a diventare una priorità politica. A livello nazionale lo testimonia la vicenda del Fondo per i non autosufficienti. Dovrebbe essere lo strumento per accrescere la spesa loro dedicata e se ne discute dal 1997 ma né l’attuale governo né il precedente l’hanno introdotto. A livello regionale e locale si registrano situazioni eterogenee ma le difficoltà a diventare una priorità si incontrano sovente. Anche laddove ricevono maggiore attenzione, inoltre, gli interventi per gli anziani non autosufficienti non ottengono le risorse economiche che sarebbero necessarie al fine di rispondere alle sfide poste dall’invecchiamento.
Perché non diventano una priorità politica? Si possono individuare (almeno) tre motivi. Primo, la ridotta influenza sui decisori. Gli anziani non autosufficienti sono una categoria con debole potere contrattuale, la capacità dei loro rappresentanti di influenzare il processo decisionale è limitata. Si consideri, ad esempio, la diversa capacità di pressione tra chi rappresenta i pensionati e chi rappresenta i non autosufficienti. Secondo, la cultura della cura. Rimane forte la tradizionale cultura italiana che prevede di lasciare sulle spalle delle famiglie la responsabilità di assistere i propri componenti non autosufficienti. Il permanere di tale cultura contribuisce alla mancata percezione della gravità della situazione e dell’urgenza di intervenire. Terzo, il contenuto delle proposte. Non sempre le proposte per incrementare le risorse dedicate ai non autosufficienti sono elaborate in dettaglio. Non è a volte chiaro, in particolare, come tradurle in azioni concrete, quali potrebbero essere le modalità operative attraverso cui reperire maggiori risorse.
Più incisività nel rapporto con il potere, trasformazione della tradizionale cultura italiana, costruzione di proposte sempre meglio definite: ecco gli impegni per chi voglia far diventare gli anziani non autosufficienti una priorità politica.