In Italia la situazione del welfare non previdenziale o ospedaliero è grave. Le carenze nel sostegno ai poveri, alle famiglie con figli ed agli anziani non autosufficienti sono enormi e non si può lasciar passare anche questa legislatura, che dispone di un’ampia maggioranza, senza interventi incisivi disegnati in una prospettiva di riforma complessiva, senza quelle modifiche strutturali necessarie alle nostre politiche di protezione sociale. Gli stringenti vincoli di bilancio non concedono spazio a mosse sbagliate. La novità della carta prepagata – o voucher – che assicuri ai pensionati con trattamenti previdenziali ridotti sconti sui beni alimentari presenta, però, diversi limiti.
L’introduzione del voucher appare slegata da progetti d’insieme per rafforzare il sostegno ai redditi bassi e si aggiunge ad un quadro già segnato da misure frammentate e poco efficaci. Non è chiaro perché, se si intende incrementare il reddito dei pensionati, non si elevino direttamente le loro pensioni. L’attivazione del voucher richiederà, inoltre, un percorso realizzativo impegnativo, con la distribuzione negli uffici postali, la stipula delle convenzioni con gli esercizi commerciali nelle Regioni e nei Comuni, e la gestione. Il voucher per i beni alimentari è stato ideato negli Stati Uniti, ed è utilizzato in alcuni comuni italiani, non per sostenere gli anziani poveri ma con finalità assai diverse (come illustra chiaramente Luca Beltrametti in Vouchers. Presupposti, usi e abusi, Il Mulino). Viene consegnato a persone con bisogno di assistenza, ma comportamenti devianti – ad esempio problemi di alcol e di droga – affinché le risorse trasferite loro siano effettivamente utilizzate per acquistare cibo o altri beni primari e non, invece, droga o alcol.
Con le stesse risorse si poteva avviare una riforma di sistema – per il sostegno economico alle famiglie povere o per l’assistenza agli anziani non autosufficienti – all’interno di un progetto definito e da realizzare progressivamente nella legislatura. Invece si tolgono 500 milioni utilizzabili per un siffatto percorso. Quando nei prossimi mesi si discuterà di riforme del welfare e si affermerà che le risorse sono poche, questi 500 milioni saranno fortemente rimpianti. Rispetto ai beneficiari, se si voleva agire a favore dei redditi più bassi bisognava intervenire sulle persone povere di tutte le età.
Il Governo Berlusconi sembra invece intenzionato a ripetere la scelta dell’Esecutivo Prodi di concentrare i propri sforzi a favore dei redditi più bassi verso i pensionati, come accadde in particolare con l’intervento dello scorso luglio sulle minime. Anche questa volta si ignorano i poveri non pensionati (si pensi alla diffusione della povertà tra le famiglie con più figli minori). Sulla carta prepagata non è detta l’ultima parola, dipende dal Ministro dell’Economia. Ci si augura che Giulio Tremonti presenti una nuova idea per utilizzare i 500 milioni disponibili in modo più utile alle fasce deboli.