21 Novembre 2025 | Esperienze

Recarsi nei luoghi di vita per essere più vicini alle persone con demenza e ai loro caregiver

Le persone con demenza e i loro caregiver condividono anni di malattia sperimentando difficoltà e fatiche, spesso in condizione di solitudine e isolamento. In molti territori sono presenti, oltre ai servizi, associazioni specifiche che attivano interventi e progetti di accompagnamento e sostegno. L’articolo illustra l’esperienza di un’associazione triestina, impegnata da decenni in questo senso, soffermandosi su alcuni progetti di interventi outdoor orientati a una comunità locale dementia friendly.


Il Friuli Venezia Giulia, e la città di Trieste, sono territori in cui la percentuale di popolazione anziana è elevata. In tale contesto, quasi quarant’anni fa è sorta l’Associazione de Banfield, allo scopo di migliorare la qualità di vita dell’anziano fragile che vive nella propria casa. Da subito l’associazione avvia un servizio di assistenza domiciliare socio sanitaria integrata, a cui seguono servizi di informazione, orientamento, formazione, prestito ausili, consulenza psicologica, attività fisica adattata, supporto domiciliare a caregiver e careworker.

 

Origine, caratteristiche e sviluppo dell’associazione

L’associazione nasce nel 1988, per volontà di Raffaello e Maria Luisa de Banfield, in memoria del padre Goffredo. L’esperienza di cura dei due fratelli nei confronti dell’anziano padre si trasforma nella volontà di donare un aiuto concreto e completamente gratuito agli anziani fragili di Trieste e ai familiari che se ne prendono cura.

 

Fin dall’inizio, lo sguardo e l’azione di operatori e volontari sono ad ampio raggio, essendo rivolti in contemporanea:

  • alle persone anziane fragili non autosufficienti, affinché possano continuare a vivere a casa propria, nonostante le difficoltà;
  • ai caregiver e ai familiari che si prendono cura di loro;
  • alla collettività, per sensibilizzare sul tema della vecchiaia e rendere la comunità più a misura delle persone anziane fragili.

 

Nel 1995 viene aperta una sezione apposita dell’associazione, dedicata esclusivamente al sostegno dei malati di Alzheimer o altra forma di demenza e dei loro familiari, cui viene offerta consulenza di tipo sociale, psicologico e legale, oltre a materiali di approfondimento specifici e gruppi di sostegno. Contemporaneamente inizia la creazione di un parco ausili.

 

In seguito al numero di richieste di ausili sanitari, in costante crescita, nel 2007 si decide di strutturare un vero e proprio servizio di prestito, totalmente gratuito e con un magazzino dedicato, messo a disposizione da Illycaffé. Nel 2023, a fronte del crescente aumento di richieste di prestito di ausili sanitari e grazie al supporto della Fondazione Dorni, verrà poi aperta e organizzata la nuova sede del magazzino ausili, con spazi e servizi potenziati. Per fornire un’idea dell’importanza di questo servizio: nel 2024 saranno 838 le persone aiutate, per un totale di 1.352 ausili prestati.

 

Nel 2016 viene inaugurata CasaViola, la prima casa in Italia riservata ai caregiver di persone con demenza, per rispondere ai loro bisogni specifici. Nella sua particolarità, CasaViola unisce funzioni assistenziali ad attività di raccolta dati e ricerca scientifica, svolte da un team di esperti del settore; offre un articolato programma di attività dedicate al benessere del familiare e alla relazione con il proprio caro. Nel 2020 viene inaugurata Caregiver Academy, la scuola on line dedicata ai caregiver, articolata in incontri di informazione e formazione su vari temi connessi alla demenza.

 

Mantenendo nel tempo l’impostazione presente fin dall’origine, oltre ai servizi elencati l’associazione organizza sistematiche azioni di prevenzione, di educazione e di sensibilizzazione sui temi della non autosufficienza, della demenza e del caregiving. In questo solco si collocano le esperienze presentate di seguito.

 

“Metti in moto il cervello”: fare prevenzione nelle piazze

Negli anni l’associazione ha rilevato la difficoltà di caregiver e persone fragili nel chiedere aiuto, per vari motivi: la scarsa conoscenza delle risorse del territorio, un accesso limitato agli strumenti di informazione, il senso di vergogna, la distanza dai servizi (più importante quando il caregiver è a sua volta anziano e non vive in una zona centrale).

 

Da qui il progetto “Metti in moto il cervello”, con l’obiettivo di arrivare il più vicino possibile a chi convive con la vecchiaia fragile e/o la demenza, spesso vittima dell’isolamento che questa situazione porta con sé. Attraverso un pulmino a 9 posti, messo a disposizione dalla Fondazione Dorni, uno staff multidisciplinare – composto da neuropsicologa, psicologhe, assistenti sociali, infermiera, oltre che da volontari – si reca nelle piazze di Trieste e dei Comuni dell’ambito Carso Giuliano.

 

Il pulmino è viola, come il colore scelto per la giornata mondiale dell’Alzheimer poiché rappresenta il fiore “non ti scordar di me”, simbolo della memoria e della malattia.

 

Figura 1 – Il pulmino viola in piazza

 

Tramite il pulmino le persone possono trovare consigli per la salute del cervello e la prevenzione della demenza, spunti per la stimolazione cognitiva, materiale informativo di vario tipo sulla demenza e sui servizi disponibili sul territorio, consulenze sociosanitarie e supporto individuale ai caregiver. Si fa prevenzione, si informa, si sensibilizza, si tende una mano ai caregiver in difficoltà nel chiedere aiuto tempestivamente.

 

Si parla dunque di demenza e Alzheimer, ma non solo: si intercettano bisogni di ogni tipo che riguardano l’età anziana. La gente si avvicina, chiacchiera, porta i suoi problemi ma poi porta anche il vicino di casa…

 

Le richieste e le difficoltà segnalate sono tante: sostegno nella cura del proprio caro, timori personali, chiarimenti su come muoversi nel labirinto burocratico, solitudine ma anche richieste di assistenza per situazioni complesse, purtroppo non ancora emerse alla conoscenza dei servizi. Il denominatore comune è sempre quello: avere un punto di riferimento.

 

Il progetto è realizzato con il patrocinio dei Comuni di Trieste, Duino-Aurisina, Monrupino, Muggia, San Dorligo della Valle e Sgonico. Per avere un’idea, i dati più recenti: fra settembre e novembre 2025 sono state organizzate 22 tappe, in diverse piazze di tali Comuni.

 

La Spesa Gentile: facilitare le abitudini quotidiane

Dalle piazze ci trasferiamo in un altro luogo di vita, il supermercato. Sappiamo che mantenere la capacità di fare la spesa è sinonimo di indipendenza, autonomia e dignità. Si esce di casa, si pensano e scelgono i cibi, si gestisce il proprio denaro, si incontrano persone. Riuscire a fare da soli la spesa può essere piacevole e gratificante, ma per le persone con demenza può risultare un’attività complessa e frustrante.

 

Mettiamoci nella situazione con un altro sguardo: corsie di centri commerciali che sembrano quelle delle piscine olimpioniche, etichette con le scritte minuscole, enormi adesivi pubblicitari a terra che sembrano proprio delle buche, una musica confondente di sottofondo. La mancanza di un supporto adeguato o di personale formato può rendere l’esperienza ancora più scoraggiante.

 

Il progetto della Spesa Gentile è nato da queste riflessioni e ha preso forma nell’accordo tra l’Associazione de Banfield e Coop Alleanza 3.0 a partire dal 2020, nell’ambito dei progetti Dementia Friendly di Federazione Alzheimer Italia.

 

Si è concretizzato in tre tappe:

  • sopralluoghi e coinvolgimento del board di Alleanza 3.0 (un passaggio fondamentale) e del personale dei punti vendita nella realizzazione di un percorso di formazione, che passa prima di tutto attraverso la raccolta di suggerimenti e la valorizzazione delle buone pratiche esistenti (ce ne sono, soprattutto nei contesti rionali); sono stati coinvolti e formati quasi 100 dipendenti;
  • sperimentazione della “Spesa Lenta” con l’utilizzo del “Carrello Gentile”, su cui è possibile apporre un cartello per comunicare che si farà la spesa senza fretta e che magari si avrà bisogno di qualche attenzione in più;
  • nascita del Servizio volontari della Spesa Gentile, uno staff di volontari e volontarie formati, presenti due volte la settimana in diversi punti vendita, per accompagnare e aiutare le persone anziane a fare la spesa ma anche ascoltare, fare quattro chiacchiere, raccogliere necessità.

 

Oltre ad aiutare le persone nella spesa, i volontari risultano fondamentali per evidenziare criticità e proporre modifiche nella disposizione degli oggetti sugli scaffali, ma anche per intercettare problematiche socio sanitarie tra i frequentatori dei punti vendita.

 

Figura 2 – Volontari del servizio “Spesa gentile”

“Un cinema per amico”: facilitare la frequentazione dei luoghi di cultura

Incontrando le persone nei luoghi di vita abbiamo sostenuto e raccolto molte sollecitazioni; abbiamo riscontrato che un diffuso senso di solitudine poteva essere spezzato anche favorendo una ripresa della vita comunitaria e della partecipazione attiva. Il cinema è stato identificato come strumento adatto a questo scopo.

 

Non è stata una scelta casuale: affonda le radici nella ricca tradizione cinematografica di Trieste. Il Dopoguerra, in particolare sotto il Governo Militare Alleato, rappresentò l’apogeo del cinema cittadino, con ben 35 sale attive (un’offerta enorme per le dimensioni della città); la tradizione continuò in seguito. Poiché il cinema è sempre stato un elemento culturale centrale, lo abbiamo immaginato come un veicolo ideale per riavvicinare i cittadini più vulnerabili, soprattutto anziani con decadimento cognitivo: gli stessi che hanno vissuto in prima persona quell’epoca d’oro di grande frequentazione delle sale cinematografiche.

 

Come abbiamo già visto le alleanze, anche quelle apparentemente insolite, sono fondamentali; per questo progetto l’abbiamo stabilita con la più importante e antica associazione cinematografica della città, la Cappella Underground. Il personale della Cappella Underground e della Casa del Cinema, che riunisce tutte le associazioni che a Trieste si occupano della settima arte e di festival, avevano già ricevuto negli anni passati una formazione dementia friendly, al fine di facilitare la frequentazione dei cinema; con il progetto “Un cinema per amico” si è adottata una soluzione innovativa: l’organizzazione delle “proiezioni morbide”.

 

Nonostante il cinema abbia un profondo impatto positivo (emotivo, relazionale, cognitivo e terapeutico), l’ambiente tradizionale della sala (buio, audio elevato, richiesta di silenzio) può generare stress per persone con difficoltà cognitive. Le “proiezioni morbide” risolvono questo problema adottando regole speciali, concordate con la sala ospitante: luci soffuse, un audio moderato, una pausa merenda, libertà di movimento e commento, la presenza di operatori formati.

 

Insieme abbiamo scelto la rassegna di film da proporre, scegliendoli tra quelli capaci di stimolare emozioni e ricordi. E abbiamo scoperto che le proiezioni morbide non solo favoriscono l’accesso in sala di persone con fragilità e decadimento cognitivo, ma incentivano anche la partecipazione delle famiglie con bambini piccoli.

 

Figura 3 – Una “proiezione morbida” al cinema

In conclusione

I progetti di comunità dell’associazione qui descritti hanno un tratto in comune: la scelta di recarsi nei luoghi di vita, per facilitare il conciliarsi delle proposte di aiuto con i tempi di vita di chi è in difficoltà, per iniziare a tessere relazioni, per raccogliere e dare risposta a quei bisogni che possono più facilmente emergere attraverso un contatto diretto e significativo nell’ambiente di vita.

 

L’andare incontro ai tempi diversi, limitati che sono quelli che contraddistinguono una vecchiaia fragile e un faticoso caregiving è stata la spinta che ci ha mosso nel ripensamento di quei servizi, d’abitudine erogati e organizzati indoor.

 

Il filosofo Henri Bergson, vissuto a cavallo fra l’800 e il ‘900, ci ha invitato a considerare il tempo non solo nella sua dimensione quantitativa, lineare e misurabile, ma anche come un’esperienza qualitativa, continua e soggettiva. Questo è particolarmente importante, quando ci si confronta con le dimensioni della memoria e del presente vissuto alla luce del passato.

 

Pensiamo che le nostre comunità vadano riprogrammate. Se è cambiata la popolazione, se siamo cambiati tutti noi – più anziani, più fragili, meno veloci –  necessariamente dobbiamo cambiare le risposte e gli strumenti di approccio. Che poi, in una società più equa e che tiene il giusto passo, viviamo meglio tutti.

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