Nel nostro Paese sono 690 mila i professionisti sanitari in servizio che afferiscono a 22 diversi profili, inquadrati in 4-5 aree e classi di laurea triennale. Gli Infermieri costituiscono la professione più numerosa tra le professioni sanitarie in Italia con 456 mila operatori1seguiti dai Fisioterapisti, con circa 67 mila professionisti2(Mastrillo, 2021).
Situazione occupazionale secondo Alma Laurea
Continua a crescere l’occupazione per le Professioni Sanitarie in era Covid. Lo evidenzia il XXIII rapporto annuale del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea di Bologna, presentato il 18 giugno 2021 in streaming dall’Università di Bergamo. Consultando i dati sul sito di almalaurea.it si rileva che per i 17.864 laureati di primo livello delle Professioni Sanitarie dell’anno 2019, rispetto ai 13.755 laureati che hanno risposto all’indagine, si registra un aumento della quota di occupati (sono 10.774), pari a +2,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente3. Risulta invece in calo la quota di occupati complessiva con -4,7 punti percentuali sul totale di 165.105 laureati delle varie aree disciplinari, di cui all’indagine hanno risposto 124.468, con 41.168 occupati, scendendo dal 37,8% dello scorso anno all’attuale 33,1% di occupazione a un anno dalla laurea.
Per effetto di questi risultati le Professioni Sanitarie si confermano ancora una volta al primo posto assoluto in termini di quota di occupati tra i vari gruppi disciplinari. Resta in ogni caso una diminuzione rispetto a 13 anni fa di -8,7 punti percentuali, dall’ 87,0% del 2007 al 78,3% del 2019, mentre era al 76,2% nel 2018.
La Pandemia ha inciso direttamente sulle fluttuazioni occupazionali determinando in un solo anno significativi cambiamenti. Partendo dal valore di aumento medio del 2,1% di tutte le 22 professioni, ce ne sono solo 6 sopra questo valore medio, mentre tutte le altre 16 sono al di sotto. Ai primi posti per crescita rispetto allo scorso anno si trovano Assistente Sanitario con +17,1 punti percentuali, Tecnico di Laboratorio con +15,2 punti percentuali, Tecnico di Neurofisiopatologia +8,1%, Tecnico di Radiologia con +6 %; Infermiere con +4,5% punti percentuali e Ostetrica con +4 punti percentuali.
È rilevante l’aumento dell’occupazione per Infermiere con +4,5% punti percentuali, dal 79,3% dello scorso anno all’attuale 83,8%, dato che nei mesi successivi ha raggiunto il 100%. Un tasso occupazionale in crescita, che già lo scorso anno è passato dal 73,3% al 79,3% con 6 punti percentuali in più, anche se resta comunque ancora distante rispetto alla situazione ottimale di 12 anni fa, quando si attestava al 94% di occupazione e a soli a 6 mesi dalla laurea. Per l’alta numerosità degli abilitati, circa 456 mila, è proprio la professione Infermieristica a incidere statisticamente sul totale delle 22 professioni4.
Si tratta in ogni caso di Professioni che negli scorsi anni soffrivano il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e che, ora, hanno visto una eccezionale crescita occupazionale con l’irrompere della pandemia. Da evidenziare inoltre che i tassi occupazionali attuali sono ben oltre quelli rilevati a inizio 2020, oggi attestati al 100%. Diversa è la situazione per altre Professioni sanitarie: oltre alla stabilità per Educatore e Infermiere pediatrico, sulle altre i cali di occupazione scendono dai -2 ai -21 punti percentuali: Igienista Dentale con -2; Fisioterapista con -5,7; Logopedista -5,9; Dietista -7,2 fino alle ultime che sono Podologo con calo di -11 punti e Tecnico Ortopedico con -20,7 punti percentuali.
Il processo di definizione del fabbisogno di operatori sanitari e la determinazione dell’offerta formativa
Secondo il Decreto Legislativo n. 502 del 1992 la competenza a stabilire l’assegnazione del numero di posti da attivare per l’accesso ai corsi di Laurea e la ripartizione dei posti stessi nelle diverse Università è del Ministero della Salute. Il Ministero della salute è chiamato pertanto a determinare i bisogni formativi sulla base della domanda di professionisti espressa dalle Regioni e dagli organi rappresentanti le professioni.
Nello specifico la normativa vigente5specifica che “entro il 30 aprile di ciascun anno il Ministro della Sanità, sentiti la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e Province autonome di Trento, Bolzano e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e degli altri Ordini e Collegi professionali interessati determina con uno o più decreti il fabbisogno per il Servizio Sanitario Nazionale, anche suddiviso per Regioni in ordine ai medici chirurghi, veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi, nonché al personale sanitario infermieristico, tecnico della riabilitazione, ai solo fini della programmazione da parte del ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica degli accessi ai corsi di diploma di laurea, alle scuole di formazione specialistica e ai corsi di diploma universitario. Con la stessa procedura è determinato, altresì, il fabbisogno degli ottici, degli odontotecnici e del restante personale sanitario e socio-sanitario che opera nei servizi e nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. A tali fini i decreti di cui al comma 1 tengono conto di: a) obiettivi e livelli essenziali di assistenza indicati dal Piano Sanitario Nazionale e da quelli regionali, b) modelli organizzativi dei servizi, c) offerta di lavoro, d) domanda di lavoro, considerando il personale in corso di formazione e il personale già formato, non ancora immesso nell’attività lavorativa”.
Tali indicazioni sono confermate dalle Legge 264 del 2 agosto del 1999 che regola le Norme in materia di accessi ai corsi universitari. Nello specifico, tale norma definisce all’art 3 comma 1, che il Ministro dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica si attiene ai principi e criteri direttivi tra cui:
- Determinazione annuale del numero di posti a livello nazionale di accesso ai corsi universitari con decreto del Ministro dell’Università sentiti gli altri Ministeri interessati, sulla base della valutazione dell’offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo;
- Ripartizione dei posti tra le Università tenendo conto dell’offerta potenziale comunicata da ciascun ateneo e dell’esigenza di equilibrata attivazione dell’offerta formativo sul territorio.
Le professioni sanitarie e l’accesso alle Università – anno accademico 2021/2022
Per tutte le 22 professioni sanitarie nelle Università italiane negli ultimi anni sono stati messi a disposizione circa 25 mila posti per annualità accademica per l’accesso ai diversi profili. Nel 2021, a seguito dell’emergenza sanitaria, si è registrato un significativo incremento dell’accesso universitario alle professioni sanitarie con 30.451 posti disponibili6(tabella 2 e 3), distribuiti su 447 Corsi di laurea in 735 sedi formative.
Esaminando il rapporto tra i posti disponibili nelle Università e le richieste di iscrizione effettuate dagli studenti emerge un dato significativo: sui 30.451 posti disponibili nei 22 corsi di laurea triennali afferenti alle professioni sanitarie nell’anno accademico 2021/2022 sono state presentate 78.074 richieste di iscrizione. Ciò sta a significare che, mentre nell’accademico in corso sono aumentati di circa il 15% i posti a bando, la domanda di iscrizione, a livello complessivo, è rimasta quasi invariata (tabella 4) determinando di conseguenza una lieve riduzione del rapporto domande/posto (D/P) da 2,9 del 2020 all’attuale 2,6.
La riduzione riguarda tutti i corsi ad eccezione del corso di Laurea in Infermieristica nella quale sono aumentati sia i posti a bando del +8,6% (da 16.013 a 17.394; +1.381), che le domande di ammissione del +13,6% (da 24.610 a 27.952; +3.342).
Disallineamento tra fabbisogno di operatori sanitari rilevato da Regioni e Ordini e posti disponibili nelle Università
Per la prima volta in 21 anni, nel 2021 una serie di ritardi da parte del Ministero della salute e della Conferenza Stato Regioni hanno indotto il Ministero dell’Università a decretare – unilateralmente – prima il 13 luglio e infine il 17 agosto, i posti assegnabili nei corsi di laurea7e ciò esclusivamente sulla base della propria offerta formativa e senza alcuna considerazione dei fabbisogni formativi approvati il 4 agosto dalla Conferenza Stato-Regioni.
Le incertezze e i ritardi sulla pubblicazione dei bandi di ammissione hanno messo in seria difficoltà sia le segreterie amministrative delle Università e, di conseguenza, anche gli studenti nella scelta dei Corsi. Ad esempio, per la prima volta negli ultimi 21 anni, è accaduto che ben 14 delle 37 Università statali non siano riuscite a pubblicare i bandi di ammissione entro la scadenza del 9 luglio, ovvero 60 giorni prima dell’esame di ammissione del 7 settembre, a causa della mancanza del Decreto del MUR sulla assegnazione dei posti. inserendo come numero di posti a bando quelli del rispettivo potenziale formativo già comunicato al MIUR. Altre sette Università hanno deciso per una procedura intermedia e cautelativa, pubblicando i bandi ma senza indicare il numero dei posti disponibili, in attesa del suddetto Decreto del MUR sollecitato il 13 luglio con interrogazione parlamentare dalla Sen. Paola Binetti, decreto arrivato proprio nella stessa giornata del 13 luglio con il conseguente rinvio della data dell’esame di ammissione dal 7 al 14 settembre.
Tutto ciò ha determinato delle pesanti ricadute sul sistema della formazione con un significativo disallineamento tra la richiesta espressa dalle regioni, in termini di fabbisogno di operatori, e il numero dei posti disponibili messi a bando dalle Università. Si registrano infatti -5.603 posti complessivi presso le Università rispetto alla definizione del fabbisogno formativo secondo all’Accordo Stato-Regioni: in particolare si evidenzia una carenza di 6.104 posti nella Laurea in infermieristica rispetto al fabbisogno rilevato, di 380 posti per Assistente Sanitario e di 390 posti come Educatore Professionale. Al contrario si registrano 1.500 posti in esubero per una decina di Professioni fra cui Fisioterapisti e Igienisti Dentali (+23%), Dietisti e Ortottisti (+42%), Tecnici di Radiologia (+34%), Tecnici di Laboratorio e Tecnici di Neurofisiopatologia (+14%). Nella tabella 4 vengono riportate le differenze tra fabbisogno formativo rilevato e posti messi a bando nelle Università per le 22 professioni dell’area sanitaria.
Interessante rilevare quindi che, per l’accesso alla professione di infermiere, sono stati resi disponibili 17.394 posti presso le università verso i 23.498 posti ritenuti necessari (differenza, in negativo, di 6.104 posti, pari al 26%) e, all’opposto, sono stati attivati 2597 posti per l’accesso alla Laurea in Fisioterapia verso i 2086 ritenuti necessari dall’analisi del fabbisogno formativo (esubero di 492 posti, pari al 23%).
Osservando la media annuale sugli ultimi 21 anni, i 25.302 posti attivati presso le Università sono quasi 3 mila in meno dei fabbisogni espressi dalle Regioni pari a quasi 28 mila, con una differenza in negativo del 10,5%. Da notare che il fabbisogno di 28.000 operatori richiesto dalle Regioni corrisponde al turnover calcolato con valore del 4,2% sul totale di 680 mila professionisti (tabella 6). In ultima colonna è riportato il n. dei laureati e la % sui posti messi a bando, in questo caso il valore è del 75%.
Per quanto riguarda la professione dell’Infermiere (figura 2), dopo il massimo storico di 45 mila domande su 16.600 posti nel 2010, con rapporto D/P di 2,7, quest’anno le 27.700 domande presentate sono il 63% in più dei 17.394 posti messi a bando, con una differenza di oltre 10 mila studenti che pertanto restano fuori, specie nelle Università del Sud, dove il rapporto D/P è di 2,6 (Tabella 8).
Sarebbe quindi da utilizzare al massimo questo alto numero di concorrenti per entrare nei Corsi di Laurea, anche per tenere conto che Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nella missione 6 Salute prevede una serie di investimenti sia nella sanità territoriale sia in quella ospedaliera che, una volta realizzati, richiederanno la disponibilità di un numero aggiuntivo e significativo di Infermieri (Pesaresi, 2021).
Di conseguenza e per questo sarebbe opportuno che per il prossimo AA 2022-23 le Università, specie ad esempio quelle della Regione Lombardia – che avrebbe il più basso rapporto di PCA (645 rispetto al 765 nazionale) – ampliassero gradualmente l’offerta formativa dai circa 2.000 posti attuali verso almeno 2.500 nel 2022 e infine 3.300 dal 2023, considerando sia i fabbisogni di 3.300 della Regione Lombardia e dell’Ordine FNOPI che le 3.255 domande di ammissione. Analoga ipotesi di aumento anche per molte Università del Sud, su cui si sta ripetendo la situazione di circa 15 anni fa (Mastrillo, 2007) dato che per questo AA 2021-22 sui 4.838 posti a bando sono rimaste escluse oltre 7 mila domande: Campania con 1.827 esclusi, Puglia con 2.059, Sicilia 1.448 e Sardegna con 834. Ma questo richiederà un maggiore interessamento delle Regioni nel finanziare i Corsi per le attività didattiche e il tutoraggio nelle attività pratiche professionalizzanti, come previsto negli Ordinamenti e nei regolamenti didattici (Mastrillo et al., 2009).
Nella figura 3 possiamo vedere alcuni dati significativi nel periodo 2001-2021. Il turnover coinvolge 18.000 unità, il fabbisogno espresso dagli Ordini è di 19.527 operatori mentre quello richiesto dalle Regioni è di 17.358 e i posti messo a bando nelle Università sono 14.760 verso 28.527 domande di iscrizione, quasi il doppio. I Laureati sono 10.938, pari al 75%.
Diversa è la situazione che riguarda i fisioterapisti con un dato di circa 2.000 unità per turnover professionale e per richiesta della Professione rispetto al fabbisogno di operatori pari a 2.167 richiesto dalle Regioni e di 2.217 posti disponibili presso le Università. La domanda di accesso degli studenti al corso di laurea è elevatissima con quasi 27 mila domande, ovvero oltre 13 domande per un posto. Mentre i Laureati sono 10.947, pari al 91% (figura 3).
Docenti degli insegnamenti professionalizzanti MED/45-50
Si conferma la insufficiente e precaria presenza di docenti appartenenti allo specifico profilo professionale dei singoli corsi, chiamati in ruolo da parte delle Università, che si avvalgono invece e in prevalenza dell’affidamento degli insegnamenti a docenti a contratto, in gran parte dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Sul totale di 490 docenti dei Settori Scientifico Disciplinari SSD MED/45-50, che lo scorso anno erano 457 e che fanno parte dei 9.057 dell’intera area 6 di Medicina, solo 65 appartengono ai Settori specifici dei profili delle professioni sanitarie, pari ad appena il 13%. Il Settore MED/45 comprende 46 docenti strutturati di cui 43 appartengono alla professione infermieristica; tuttavia sono ancora di gran lunga insufficienti se si considera l’esistenza di 42 corsi distribuiti su ben 221 sedi.
Nessun ruolo fra i 180 del MED/46 Tecniche di Laboratorio e sui 96 del SSD MED/49 Dietistica, mentre sono 4 su 6 in Ostetricia, 14 su 34 per MED/48 Riabilitazione e appena 4 su 128 per MED/50 Tecniche mediche applicate, di cui 2 Igienisti Dentali, 1 Logopedista e 1 Ortottista. Sta ormai diventando una problematica cronica l’invasione di soggetti che non sono in possesso di corrispondente titolo abilitante della professione di riferimento dei SSD, tanto che la tematica è stata anche oggetto di recenti interrogazioni parlamentari da parte dell’On. Flavia Piccoli Nardelli il 23 luglio 2021 alla Camera dei Deputati e dell’On. Paola Binetti il 3 agosto 2021 al Senato.
Corsi di laurea Magistrale
Per quanto riguarda gli 85 corsi delle 5 classi di Laurea Magistrale i posti a bando presso le Università sono stati 3.067, + 149 rispetto ai 2.918 dello scorso anno, con un incremento percentuale di 5,1%. Al contrario sono in calo le domande, da 13.793 dello scorso anno alle attuali 12.801, pari al -7,2%8. Il corso più richiesto tra le professioni sanitarie resta quello della classe Infermieristica e Ostetrica con 9.680 domande su 1.536 posti disponibili con un D/P di 6,3. Segue la Riabilitazione con 1.800 domande su 664 posti e D/P di 2,7; la Prevenzione con 505 domande su 250 posti con D/P di 2,0; Tecnico Assistenziale con 175 domande su 106 posti con D/P di 1,7 e infine Tecnico Diagnostica 641 domande su 512 posti per un D/P di 1,3.
L’interesse verso le Lauree magistrali deriverebbe anche dalle recenti iniziative avviate dalla Regione Emilia Romagna verso l’Istituzione della nuova figura di Direttore Assistenziale, approvata il 23 novembre 2021 dalla Assemblea Legislativa regionale, con la prospettiva di estensione anche da parte di altre Regioni.
Prospettive per l’Anno Accademico 2022-23
Nel corrente anno accademico, per la prima volta si è verificata una parità tra i fabbisogni di personale espressi sia dagli Ordini delle 22 Professioni (36.473)9che dalle Regioni (36.054) . Il fabbisogno espresso da questi soggetti ha pertanto visto un incremento di 10.244 posti in più dei 25.820 dello scorso anno, pari al +40% a cui, però, non è seguita una correlata rimodulazione dei posti messi a bando delle Università.
I 30.451 posti assegnati presso gli Atenei per tutte le 22 Professioni con Decreto MUR del 17 agosto pur risultando in aumento di +3.849 rispetto ai 26.602 messi a bando lo scorso anno (+14,5%) sono risultati inferiori rispetto al fabbisogno rilevato. Come già evidenziato, in particolare per la professione infermieristica, sarà sempre più necessario considerare i necessari investimenti, previsti anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per il rafforzamento della sanità territoriale e ospedaliera, che richiederanno un aumento della disponibilità di Infermieri.
L’auspicio è che, per il prossimo anno accademico, i tavoli per la definizione dei fabbisogni si attivino per tempo e che anche le Università possano rivedere i criteri della determinazione dei posti da mettere a bando, rimodulando e riequilibrando alcune carenze rispetto ad alcuni esuberi di offerta formativa. L’obiettivo resta quello di ricercare un equilibrio tra bisogni sanitari e sociali emergenti, occupazione, mercato del lavoro e preparazione culturale di qualità di tutte le 22 Professioni Sanitarie.
Tabelle e figure contenute nell’articolo sono elaborazioni proprie dell’autore.
Note
- pari al 66,6% dei professionisti sanitari
- che rappresentano circa il 10% delle professioni sanitarie
- Occupazione al 78,3% rispetto al 76,2% dello scorso anno quando si era invece registrato un lieve calo di 5,9 punti percentuali sul 70,3% dell’anno precedente
- Al contrario, agli ultimi 4 posti, fra il 50% e il 30%, si trovano Dietista con 49,8%; Tecnico della Prevenzione con 48,9%; Tecnico Audiometrista 47,6% e, a chiudere i Tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria con il 30,1%, che si confermano agli ultimi posti come negli ultimi 5 anni.
- D.Lgs 502/92 e ss.mm. art 6 ter
- +15% circa
- Il Ministero dell’Università ha pertanto, con questa manovra, messo a bando tutti i posti del potenziale offerto dalle Università (in totale 30.541 posti)
- In calo anche il rapporto D/P da 4,7 dello scorso anno al 4,2 attuale.(in totale 30.541 posti)
- dati recepiti nell’Accordo Stato-Regioni del 4 agosto 2021
Bibliografia
Accordo Conferenza Stato-Regioni n. 148/CRS del 4 agosto 2021, Determinazione del fabbisogno per l’anno accademico 2021/2022 dei laureati magistrali a ciclo unico, dei laureati delle professioni sanitarie e dei laureati magistrali delle professioni sanitarie, a norma dell’articolo 6ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni.
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