Parlando di lavoro in età avanzata, oggi sono in voga neologismi quali weconomy – per “economia umana” dove la human (r)evolution si basa sulle relazioni umane tra mentor (maestro) e mentee (discepolo) – e reverse mentoring – dove i più giovani aggiornano i più anziani. In effetti, alcune esperienze sembrano additare spiragli interageing che risolvano il conflitto generazionale incombente (vedi “D-Repubblica” del 18-5-2013, pagg. 143-4). Una visione responsabilmente consapevole della non-neutralità dell’ambiente (tecnologico) può aiutare a “spensionarci” (1), al di là del fascino capzioso della nuova terminologia ammiccante. Su Gerontechnology Herman Bouma (2), padre fondatore della disciplina omonima, e pensionato attivo, ha presentato un decalogo, articolato sulla falsariga speculare del datore di lavoro e del lavoratore.
In sintesi:
- (I, II) le caratteristiche e le competenze dei singoli individui non sono facilmente riconducibili a statistiche basate su misure della tendenza centrale, cui vanno preferiti gli indici di dispersione, dato che le differenze crescono con l’età;
- (III, IX) almeno per l’ampia maggioranza delle persone tra 60 e 75 anni, attenzioni preventive/curative/ergonomiche possono compensare eventuali problemi di salute;
- (IV) la fortissima esperienza del volontariato dimostra quanto possa la motivazione, al di là delle ovvie necessità economiche;
- (V, VI) le esperienze e competenze individuali vanno sfruttate al massimo, favorendo un aggiornamento sul campo, piuttosto che astratto e decontestualizzato, o focalizzato sull’“apprendimento negativo” (in altre parole: sottolineare cosa e come fare, senza insistere per disimparare);
- (VII, VIII, X) evitare la fretta e la contemporaneità nelle azioni, disegnando opportunamente tempi e ritmi del lavoro. Tali raccomandazioni poggiano su acquisizioni gerontologiche assodate: il mantra di una scarsa capacità fisiologica al lavoro in età matura va recitato dopo un opportuno filtro scientifico, come nel caso dei chirurghi, i cui test cognitivi tendenzialmente declinano oltre i 70 anni (3).
In attesa di perfezionamento dei metodi auto-valutativi (tipo “Indice di Capacità del Lavoro”) si può porre ai camici bianchi l’alternativa: eliminazione mediante cloroformio – dopo un anno sabbatico, a 60 anni – secondo William Osler (4) o la raccomandazione di Pier Luigi Celli: “Il mondo nuovo ha bisogno di una figura antica: il maestro”.
Bibliografia
1. Guaita A. Spensionarsi? I Luoghi della Cura 2013;
2 (11): 4-6. 2. Bouma H. Accommodating older people at work. Gerontechnology 2013; 4 (11): 489-92.
3. Drag LL, Bieliauskas LA, Langenecker SA, Greenfield LJ. Cognitive functioning, retirement status, and age: results from the Cognitive Changes and Retirement among Senior Surgeons study. J Am Coll Surg 2010; 211 (3): 303-7.
4. Lee L, Weston W. The aging physician Canadian Family Physician 2012; 1 (58): 17-18.