Prima di ogni considerazione tecnico-organizzativa sul funzionamento di un sistema federale in ambito sanitario e assistenziale si deve ricordare che, rispetto ad alcune tematiche, i cittadini hanno una particolare sensibilità e quindi guardano con preoccupazione alle alchimie della politica, dell’economia, delle dinamiche istituzionali. Recentemente il Censis ha pubblicato uno studio sulle paure degli italiani, nel quale figurava al primo posto la paura della non autosufficienza: è la dimostrazione che, indipendentemente dalle circostanze specifiche, ed anche dei livelli di benessere, le incertezze per il futuro riguardano in primis la condizione di dipendenza e il bisogno di sentirsi protetti quando si potrebbe perdere l’autonomia.
Ovviamente questo richiamo all’inizio di un editoriale sul federalismo fa capire quali sono le scelte di chi scrive, perché la fragilità psichica di chi teme per il proprio futuro e la fragilità psichica e fisica di chi si trova in una condizione di non autosufficienza hanno bisogno di attenzione e di cura, indipendentemente dal luogo di vita, da qualsiasi altra circostanza esterna, compresi i pur importanti aspetti organizzativi ed economici.
Una considerazione solo apparentemente utopica ci porta ad affermare che su questioni di così alto rilievo il livello di omogeneità degli interventi dovrebbe collocarsi a livello europeo, addirittura sopra a quello nazionale. Infatti, la cultura della protezione delle persone più deboli, che sta alla base della convivenza nella comunità europea, dovrebbe prevedere un sistema concretamente omogeneo. Non sappiamo quando ciò potrà avvenire, ma è un obiettivo assolutamente necessario se si vuole sottrarre il futuro dell’Europa alle logiche puramente burocratico-mercantili e costruire un reale capitale sociale, di importanza almeno pari al celebratissimo (e onoratissimo) PIL. Peraltro, negli Stati Uniti, che hanno una lunga storia di autonomie locali, il sistema Medicare a protezione dei vecchi ammalati è regolato e governato a livello federale.
In Italia la legge sul federalismo fiscale è stata approvata a larghissima maggioranza, forse senza valutare in modo adeguato le conseguenze che ne sarebbero derivate sull’organizzazione dei servizi sanitari e assistenziali. Nel momento dell’applicazione concreta delle indicazioni generali appare in tutta la sua gravità la mancanza di una premessa, che riguarda in particolare le aree più marginali del sistema sanitario, cioè la definizione dei livelli essenziali di assistenza. Si rischia in questo modo di costruire un sistema che si preoccupa della propria sopravvivenza sul piano economico, ma al quale mancano punti di riferimento chiari rispetto a quello che deve essere fatto per garantire la copertura del bisogno dei cittadini. A questo proposito è indispensabile ricordare che i servizi sanitari più “forti” riescono ad imporre le proprie logiche anche indipendentemente da “supporti” esterni (i Lea), perché l’insieme di apparati scientifici, tecnologici, culturali e organizzativi ne garantiscono il funzionamento, senza eccessivi scompensi, anche in momenti di difficoltà economiche.
Ciò non vale per le aree della fragilità, delle malattie di lunga durata, dell’assistenza ai marginali e ai cronici, perché queste non sono in grado di mettere in campo alleanze con poteri forti. Si constata che anche in questo ambito si sta verificando, pur con rilevanti differenze, quanto avviene nel mondo del lavoro, dove chi è collocato all’interno continua a godere di forti protezioni, mentre chi deve entrare nel sistema si scontra con enormi difficoltà e sostanzialmente con il disinteresse del sistema stesso. Un federalismo senza Lea continuerà a finanziare i servizi sanitari già funzionanti, ma tenderà a dimenticare il bisogno delle persone fragili, in particolare i vecchi ammalati che saranno sempre di più. Infatti, recenti report statistici riferiscono di una riduzione non solo della mortalità precoce, ma anche di quella in età avanzata che riguarda, per la maggior parte, persone molto vecchie e ammalate che, grazie alla medicina, riescono a prolungare la propria sopravvivenza.
Un ulteriore momento di preoccupazione,rispetto ad un sistema federale, riguarda il futuro dell’assistenza ai fragili nelle regioni del sud. Vi è infatti il rischio che, a fronte di una crisi della famiglia, che colpisce anche aree del paese fino ad ora protette, la scelta di adottare i costi standard per i servizi sarà gravemente punitiva, perché è necessario finanziare la fase di inizio dei servizi stessi, non facile sul piano culturale ed economico-organizzativo.