3 Dicembre 2021 | Recensioni

RSA, oltre la pandemia. Ripensare la residenzialità collettiva e promuovere contesti abitativi accoglienti e sicuri

Recensione

RSA, oltre la pandemia. Ripensare la residenzialità collettiva e promuovere contesti abitativi accoglienti e sicuri, a cura di Carla Costanzi e Antonio Guaita, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2021.


La pandemia da COVID 19, oltre alle nefaste conseguenze a tutti note, ha generato una crisi che ha messo in discussione, nel nostro paese, l’identità dei servizi e delle strutture per anziani non solo in relazione all’assistenza residenziale ma anche rispetto alle disfunzionalità di un’offerta di cura centrata sul sistema ospedaliero, con un ruolo residuale della medicina del territorio e con un intervento inadeguato nell’assistenza al domicilio e nelle residenze.

 

Il volume, curato da Carla Costanzi e Antonio Guaita mette in evidenza le criticità emerse durante l’emergenza sanitaria, sia all’interno che all’esterno delle residenze per anziani e propone soluzioni operative e progettazioni utili a migliorare gli interventi di Long-Term Care in una prospettiva di diversificazione dell’offerta all’anziano.

 

L’importanza di questa pubblicazione sta proprio nel suo contestualizzarsi e proporsi in un momento storico in cui le RSA, ancora sommerse nell’emergenza sanitaria, stanno subendo pesanti critiche da parte di sedicenti interpreti dell’opinione pubblica. Esse sono chiamate contemporaneamente ad attuare la propria mission con il peso di uno stigma pesante da sopportare e ad affrontare uno scenario in cambiamento, tutto da costruire.

 

Il volume – sostenuto dalla Fondazione Cenci Gallingani – offre contributi di ampio respiro che conducono il lettore attraverso un viaggio nel tempo dell’assistenza agli anziani e, proprio attraverso la consapevolezza delle origini e delle radici, punta in avanti proponendo nuove soluzioni operative e buone prassi da intraprendere. Particolare attenzione è rivolta alla presentazione di esperienze innovative già realizzate e sperimentazioni significative in corso.

 

Ripercorrendo la storia della residenzialità collettiva

Il volume si apre con il capitolo di Carla Costanzi che ripercorre, la storia della residenzialità collettiva per anziani in occidente facendo emergere le prospettive valoriali e culturali della vecchiaia nei diversi paesi. La residenzialità collettiva destinata agli anziani in difficoltà spicca, in modo trasversale, quale intervento prevalente in tutti i Paesi con una centratura su modelli di cura medico-ospedaliero, nei quali la vita quotidiana degli anziani è scandita sui ritmi dell’organizzazione con impatti pesantissimi sull’autodeterminazione nelle scelte delle persone; non mancano, nella storia, pesanti critiche verso queste soluzioni, valutate negativamente dai cittadini stessi.

 

La vita degli anziani istituzionalizzati trova, nel volume, spazio e descrizione anche attraverso una prospettiva artistica. Flavia Cellerino mette in luce la vita degli anziani istituzionalizzati attraverso le opere di alcuni pittori europei del novecento che narrano, grazie alla loro sensibilità artistica, la vita di coloro che sono stati consegnati ai margini della collettività, che hanno abitato luoghi volti più a tutelare la sopravvivenza che la dignità individuale.

 

Quale futuro per la residenzialità collettiva?

Come esplicitato da Antonio Guaita “Nessuno sceglie di andare in una residenza se non vi è costretto dalle circostanze, così come nessuno sceglie di essere non autosufficiente o malato di Alzheimer. Lo stigma che questi luoghi della cura si portano dietro e che per ora non sono stati capaci di ribaltare arriva da lontano ed esiste da sempre, anche nel mondo scientifico”.

 

Gli anziani che abitano oggi nelle RSA sono estremamente fragili e, molti di essi, sono affetti da demenza: sono persone che non possono essere lasciate sole neppure per poco tempo, e questo per 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno. La presenza di disturbi psichiatrici e comportamentali ha infatti un ruolo sempre più determinante nella scelta di ricoverare un proprio familiare in RSA.

 

Dall’analisi dell’esperienza pandemica e dalle criticità emerse nelle RSA, Ernesto Palummeri e Cristina Frabetti propongono spunti operativi per la riqualificazione delle realtà esistenti oltre ad esortare sviluppi di piani di adeguamento del patrimonio edilizio pubblico e privato, valorizzando le necessità della popolazione anziana. Le proposte operative contenute vertono su alcune dimensioni prioritarie: la riqualificazione ambientale e strutturale degli spazi e l’innovazione tecnologica, alla continua ricerca di un compromesso tra libertà e sicurezza, tra bisogno di socializzazione e protezione, in particolare modo per le persone affette da demenza. Diverse sono le esperienze di ristrutturazione edilizia e riqualificazione ambientale proposte.

 

È Roberto Franchini a proporre spunti e contenuti inerenti la necessaria riorganizzazione, sul piano gestionale e organizzativo, delle RSA. Egli mette in evidenza diverse modalità di organizzazione interna delle Residenze tra cui “la struttura amministrata, la struttura razionalizzata, la struttura gestita” e conduce i lettori verso l’importanza di una “struttura progettata”, person-centred, orientata ai risultati, con una struttura organizzativa nuova, non gerarchica ma circolare e in cui competenze e formazione del personale sono elementi distintivi.

 

La transizione verso nuove soluzioni abitative

Assunta D’Innocenzo mette in luce le condizioni degli attuali e futuri anziani, più istruiti, più formati e aperti alle altre culture ed esperienze rispetto agli anziani del passato ma, purtroppo, ancora lontani dal guardare, per tempo, alla propria vecchiaia per prepararsi ad essa. Accostarsi alla propria vecchiaia per evitare di arrivarvi impreparati è fondamentale per maturare la consapevolezza di agire ora verso soluzioni sostenibili e capaci di garantire qualità di vita e dignità alle persone.

 

Il volume propone numerosi spunti sulla riqualificazione ambientale, sia domiciliare che all’interno delle realtà istituzionali, valorizzando la dimensione della progettazione, “partecipata” verso la costruzione di nuove forme di abitare alternative al ricovero.

 

Particolare spazio viene dedicato al co-housing capace di ricomprendere, nell’ambito domestico, quel continuum assistenziale necessario a supportare le fragilità della vecchiaia, all’interno di un’articolazione organizzata di servizi di prossimità, supportati da sistemi di monitoraggio domotico e di assistenza. Il nostro paese ha urgente necessità di rivedere il modello di “casa”, adeguandolo ai bisogni della vecchiaia e della fragilità: è fondamentale prevedere un piano e le risorse per l’adeguamento degli alloggi e garantirne l’accessibilità ai cittadini, promuovendone l’utilizzo anche attraverso forme di incentivi che orientino le persone verso questa soluzione.

 

Diversificare le soluzioni: il caso della Danimarca

Nel sesto capitolo Fabrizio Giunco presenta alcune evidenze del modello di Long–Term Care danese in cui l’abitare (Housing) viene considerato come la prima forma di servizio, da integrarsi con i servizi alla persona e i servizi sanitari del territorio. Si tratta di un sistema di governo che ha iniziato ad investire nella riqualificazione dell’offerta abitativa dagli anni ’50, sostenendo la consapevolezza, nei cittadini, dell’importanza di adeguare la propria abitazione per la propria vecchiaia avviando una politica di deistituzionalizzazione, favorendo la diffusione di soluzioni di cura community-based e person-oriented.

 

Ampio ventaglio di servizi, facilmente accessibili e la cui intensità può essere aumentata progressivamente in base all’evoluzione del bisogno di assistenza, integrazione sociosanitaria efficace, possibilità di ricevere cure efficaci anche presso la propria casa fanno sì che due terzi degli anziani fragili danesi possa vivere la propria vecchiaia a casa propria.

 

Giunco riesce ad immergere il lettore nel sistema di LTC danese, accompagnandolo nella conoscenza del sistema di governance delle politiche sino all’approfondimento delle soluzioni residenziali e domiciliari tutt’oggi attive nel paese.

 

Domiciliarità e assistenza domiciliare

È Salvatore Rao a proporre una definizione di domiciliarità quale “contesto dotato di senso per la persona, una sorta di nicchia ecologica dove la persona sta bene, dove desidera vivere e abitare”. Ancora una volta emerge quanto sia importante, per ciascuno di noi, scegliere con anticipo quale assistenza desidera per il proprio futuro e iniziare a costruire questo progetto, per non farsi trovare impreparato.

 

Alberto Cella insieme a Salvatore Rao in ben due capitoli del volume descrivono l’attuale gamma di servizi sociali, assistenziali e sanitari, attivi, a livello domiciliare, evidenziando la carenza dell’investimento sull’assistenza domiciliare e sottolineando l’importanza di modificare l’attuale approccio basato su un modello organizzativo prestazionale, di tipo infermieristico o socio-assistenziale, secondo il servizio attivato, in una logica autoreferenziale. Nell’ultimo capitolo viene proposto un caso di studio concreto: Benedetto Besio e Andrea Guiglia con la collaborazione di Elena Geri presentano l’esperienza della RSA Mater Dei di Tortona, presidio già esistente, la cui Direzione, abbracciando le riflessioni contenute nel volume, ha avviato interventi di progressivo adattamento e riqualificazione ambientale.

 

In conclusione si può dire che si tratta di un volume che coniuga aspetti di approfondimento teorico e soluzioni pratiche alla ricerca di risposte possibili ai numerosi problemi che le RSA hanno vissuto durante le fasi più acute della pandemia.

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